"La giacca stregata" di D. Buzzati, racconto nel quale soltanto la paura ha una reale consistenza

 




Galassia-Morte di Dino Buzzati





Il pianeta del sogno (ovvero La giacca stregata)

 

Il racconto breve La giacca stregata fa parte della raccolta La boutique del mistero, pubblicata nel 1968 da Dino Buzzati.

Siamo nel pianeta sospeso del sogno, dove niente è mai accaduto realmente, ad eccezione del sentimento della paura  per l’attesa di un evento terrificante.

Eppure il racconto è denso di colpi di scena e di stravolgimenti. Il protagonista cambia radicalmente vita grazie ad un incontro apparentemente casuale e realizza una fortuna in beni immobili, autovetture e soldi in banca. L’incantesimo è la giacca produttrice di banconote che un sarto, a lui raccomandato da uno sconosciuto ed elegante quarantenne, gli ha confezionato su misura.

Il sarto gli avrebbe dovuto  chiedere di saldare un conto che invece non ha fretta di quantificare e riscuotere.

Il sarto dopo la consegna non risponde al telefono.

Il sarto si trasferisce all’estero.

Il protagonista indosserà una sola volta la giacca, che successivamente userà solo come bancomat per estrarre banconote, che essa emette ogni qualvolta egli infila la mano nella tasca destra.

Ogni qualvolta estrae e conta il denaro emesso dalla giacca, il giorno successivo, la cronaca scrive di rapine in banca con annessi omicidi, di incendi dove viene perduto denaro e dove qualcuno perde la propria vita o di suicidi di gente che ha smarrito i soldi.

Le varie cifre puntualmente corrispondono ai diversi conteggi delle sere che precedono le catastrofi in cui il protagonista estraeva dalla tasca destra della giacca le banconote.

Nel pianeta del sogno, sospeso anch’esso, poiché non esiste altra realtà che il pensiero onirico del protagonista, quest’ultimo si rende conto del patto diabolico stretto col sarto.

Infatti anche se gentile, il sarto lascia nell’uomo una sensazione di angoscia.

Il vestito, seppur bellissimo e comodo da indossare, non gli regala gioia alcuna davanti allo specchio.

E il quarantenne elegantissimo che gli indica il sarto, del quale anch’egli non aveva ricevuto ancora il conto, emana tristezza nella sua raffinata eleganza.

 

Quando elimina la giacca, tutto svanisce, ogni ricchezza si dissolve. Deve tornare al lavoro che ha abbandonato. Mentre brucia la giacca, una voce sarcastica gli dice “Troppo tardi”.

Già…troppo tardi per tornare indietro da un altro incantesimo, quello che gli faccia abbandonare il pianeta del sogno e dell’attesa.

Il protagonista entra nel vortice dell’attesa che venga scoperta la giacca e il mistero della sua ricchezza, che la polizia lo incrimini di delitti e rapine mai commesse ma stranamente correlate all’incremento delle sue somme di denaro e quando la stregoneria svanisce resta l’attesa che qualcosa di funesto debba accadere.

E nel sogno dell’uomo, l’evento terribile veste i panni del sarto che gli chiederà presto di saldare un conto che non può più permettersi di pagare.

La favola ha la sua morale nella critica contro la sete di ricchezza dell’uomo.

È una favola surrealista e degna del terrore che scatenano i gialli di Edgar Allan Poe, che Buzzati ama.

Un racconto che distrugge la serenità del lettore che entra nel circuito della paura.

La fiaba è apparentemente ciclica perché nulla torna davvero come nella situazione di partenza, l’animo del protagonista subisce un evento traumatico dal quale non può più tornare indietro. Egli ha varcato l’ingresso della galassia Morte.


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