Ebrei e Palestinesi rivendicano un sentimento

 




Esorto i lettori del blog a leggere quanto riportato in basso dall'Enciclopedia Treccani sulla Storia della Palestina per capire quanto le rivendicazioni del diritto alla propria terra sia da parte dello Stato di Israele che dei Palestinesi non siano di facile discernimento in quanto il territorio palestinese è stato sempre sotto dominio terzi. Entrambi i popoli rivendicano una questione fondamentale che se non è un diritto del proprio passato geopolitico è comunque di fondamentale importanza in quanto per entrambi  trattasi della rivendicazione di un sentimento. E cosa  nella vita dovrebbe contare più del sentimento della patria, della propria terra, della ricerca delle proprie origini? La rivendicazione del sentimento che fa popolo unisce perché tramite questo sentimento l'individuo non è solo ma fa parte di una collettività e si riconosce ed appartiene ad un luogo e quella terra è la propria anima, la propria vita. Una rivendicazione profonda come questa che rivendica il sentimento di due popoli  per gli stessi luoghi anche se diversi per etnia  non deve più dividere ma portare alla pacifica convivenza per la salvaguardia della Palestina,  terra dei Palestinesi e terra degli Ebrei, la patria del loro sentimento di appartenenza.

Dall'Enciclopedia Treccani Storia della Palestina:

Un territorio conteso

Popolata da epoche remote, la Palestina è stata ed è tuttora una terra sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani. Attualmente è una delle regioni più instabili del Pianeta, a causa delle gravi tensioni suscitate, a partire dal 1948, dalla nascita dello Stato di Israele, che ha profondamente scosso gli equilibri dell’area dando origine a una tuttora irrisolta ‘questione palestinese’

DALLE ORIGINI ALLA CONQUISTA OTTOMANA

Sede di fiorenti città commerciali nel 3° millennio a.C., la Palestina fu assoggettata dagli Egizi tra il 15° e il 13° secolo a.C. Nel 13° secolo a.C., quando vi giunsero gli Ebrei, la Palestina era dominata dai Filistei (una popolazione giunta per mare, forse da Creta, in quello stesso secolo).

Nel 10° secolo a.C. sorse nella regione il primo Stato ebraico indipendente, che si divise poi nei due regni di Israele e di Giuda. A partire dall’8° secolo a.C. la Palestina cadde sotto il controllo degli Assiri, dei Babilonesi, dei Persiani, dei Greci e dei Romani. Luogo di origine del cristianesimo, essa entrò a far parte dell’Impero bizantino nel 5° secolo d.C.

Fu quindi conquistata dagli Arabi intorno alla metà del 7° secolo e islamizzata. Teatro delle crociate tra l’11° e il 13° secolo, nel Cinquecento venne assorbita nell’Impero ottomano, sotto il cui dominio rimase sino agli inizi del Novecento.

L’IMMIGRAZIONE EBRAICA E LA NASCITA DELLO STATO DI ISRAELE

Negli ultimi due decenni dell’Ottocento la Palestina divenne meta di migliaia di ebrei in fuga dall’Europa orientale a causa delle persecuzioni razziali. Queste ondate migratorie si fecero più intense nel Novecento anche per l’impulso del movimento sionista, che intendeva creare in Palestina, la «Terra promessa» degli ebrei, un nuovo Stato ebraico.

Durante la Prima guerra mondiale la Palestina cadde nell’orbita della Gran Bretagna, la quale si impegnò, seppure in modo contraddittorio, a trasformare la regione in un «focolare nazionale» ebraico. Affidata in mandato alla Gran Bretagna dalla Società delle nazioni nel 1922, tra le due guerre essa vide crescere l’immigrazione ebraica e gli scontri tra i coloni ebrei e gli Arabi. Lo sterminio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale per opera dei nazisti impresse una definitiva accelerazione a questo processo che, dopo vari tentativi di mediazione, sfociò infine nella proclamazione dello Stato di Israele nel 1948.

LA QUESTIONE PALESTINESE

La nascita dello Stato ebraico modificò radicalmente gli equilibri della Palestina e del Medio Oriente, inaugurando un periodo di acuta conflittualità tra Israele, gli Stati arabi e i Palestinesi. È in questo quadro che si svolsero le guerre arabo-israeliane del 1948-49, del 1956, del 1967 e del 1973. Nello stesso tempo, privati della prospettiva di avere un proprio Stato, i Palestinesi si vennero a trovare in una condizione drammatica: da un lato, negli Stati arabi vicini, dove fuggirono dopo la guerra del 1948-49, ammassandosi in enormi e invivibili campi profughi; dall’altro lato, nei territori della Cisgiordania e della striscia di Gaza, che gli Israeliani occuparono dopo la guerra del 1967.

In questo contesto sorse nel 1964 l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), di cui divenne leader Yasser Arafat. Con l’obiettivo della creazione di uno Stato arabo in Palestina, l’OLP appoggiò dapprima la lotta armata e il terrorismo contro Israele; sostenne quindi nella seconda metà degli anni Ottanta l’intifada (la rivolta) dei giovani palestinesi nei territori occupati; e cercò infine di risolvere per via diplomatica la questione palestinese, suscitando la reazione dei gruppi più radicali, in primo luogo di Hamas. Da qui lo storico accordo del 1993 in base al quale l’olp e lo Stato di Israele si riconobbero reciprocamente. Nello stesso tempo fu istituita un’Autorità nazionale palestinese (ANP) dotata di poteri di autogoverno nei territori occupati. Una seconda intifada scoppiò alla fine di settembre del 2000, trasformandosi rapidamente in una rivolta generalizzata contro l’occupazione israeliana e per l’indipendenza della Palestina. Da allora, e fino ai nostri giorni, la questione palestinese è rimasta tuttavia irrisolta, tra violenza, terrorismo e repressione militare da un lato e prospettive di pace dall’altro. Nell’estate 2005 gli Israeliani hanno abbandonato gli insediamenti colonici nella striscia di Gaza. Pochi mesi dopo, al principio del 2006, Hamas ha vinto le elezioni in Palestina.

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