Il destino nel racconto Il Colombre di Dino Buzzati




 Il colombre, racconto  dello scrittore bellunese Dino Buzzati, che pubblica con questo titolo oltre alla storia di Stefano Roi, la raccolta di racconti del 1966. 

Il colombre è un mostro o per meglio dire la descrizione horror dello squalo. Non capita a tutti gli uomini di vederlo poiché il colombre sceglie di essere visibile solo alla vittima e ai consanguinei di essa. 

 Stefano Roi riesce a vedere il colombre perché sebbene egli non ne comprenda la natura, il mostro ha  qualcosa di indefinibile, che lo attrae  intensamente.  

Stefano  è figlio di un capitano di mare, ama il mare e vuole seguire le orme del padre.

 Cos’è il mare? Non è forse qualcosa di cui non si comprende la natura? L’indefinibile che attrae intensamente?

 E come Stefano è attratto dal mare, in eguale modo viene attratto dal colombre, viene da esso stregato. Inoltre il colombre abita i mari e, per il fatto che, chi ama, accetta in toto l’amato, pregi e difetti, Stefano ama il mare e il suo habitat, anche il colombre. Del resto il mare è anch’esso più astuto dell’uomo, come afferma il padre di Stefano per lo squalo, e sia queste parole del padre che i pensieri del figlio al primo avvistamento del pesce, sono qualificativi del mostro e anche del mare. Stefano, abbandonerà alla morte del padre, il lavoro che, anni prima, aveva intrapreso nell’entroterra, e farà il marinaio.

 Quella di Stefano è una storia d’amore ed è lunga quanto la durata della sua vita. Stefano sceglie l’amore del mare, sceglie l’incertezza dell’amore e il pericolo o il danno che provoca l’eccesso di passione e trascura altri aspetti della vita perché l’amato pretende l’esclusiva. Il richiamo o l’attesa del colombre è l’appuntamento con l’innamorata: ella attende e ciò non può essere sottovalutato. Anche dopo periodi di separazione, il colombre aspetta il suo ritorno. 

Stefano avrebbe potuto evitare la vicinanza col mostro ma non riesce a vivere senza pensare ad esso.   Stefano passerà la vita in mare, di porto in porto, di oceano in oceano, senza pace, perché ciò egli desidera davvero. Per tutta la vita egli sfuggirà al colombre. Fugge da esso e ritorna ad esso con nuove imprese.

 Il colombre è l’appuntamento di ogni uomo col destino, col senso della vita e con l’attesa.

 Giovanni Drogo del Deserto dei Tartari  attende nell’immobilità del deserto, mentre Stefano va incontro al fato, sfuggendo apparentemente ad esso. Seppur in modo diverso e con vite vissute in maniera differente, al cospetto della morte, nell’ultimo respiro di vita, pensano alle occasioni perdute e che ormai sia troppo tardi. Il destino , come la vita, ci fanno credere ciò, beffardi, e prendendoci per l’ennesima e ultima volta per il naso. Qualunque strada avessero scelto, Giovanni Drogo e Stefano Roi, avrebbero capito alla fine del percorso solo di aver sbagliato tutto. Dall’abisso dal quale siamo attratti non possiamo pretendere risposte rassicuranti e pace. 

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