Ricordiamo Giulia Cecchettin ad un anno dalla morte
Nel caso di Giulia, la volontà di chiudere era arrivata proprio a causa dei comportamenti troppo possessivi del partner, conosciuto durante gli studi universitari, con il quale c’era stato un legame ufficiale durato un anno, fino a quando lei non decide di lasciarlo, pur continuando a vederlo ogni tanto, perché, come emerso poi dall’analisi dei messaggi che i due si scambiavano, lui minacciava di suicidarsi e le scriveva: “Senza di te non ho un futuro, la vita è finita“. (da Il sussidiario.net, articolo di V. Simonetti)
Di seguito un commento personale sul tragico evento.
Giulia, pur nella
determinazione di interrompere la relazione con Filippo Turetta, non riesce a
gestire la manipolazione ossessiva dell’ex fidanzato che, per deficit emotivo-comportamentali, non riesce a capire e adattare la sua vita al cambiamento
delle situazioni affettive attraverso meccanismi e strategie resilienti. La manipolazione
è ossessiva poiché dettata da una fragilità emotiva che non accettandosi
diventa debolezza reattiva. Quindi cerca
di intenerire Giulia esasperando quelle fragilità che non si impegna a superare,
perché in fondo non accetta, ma che il suo quoziente intellettivo usa, cercando
di manipolare l’ex fidanzata. Giulia Cecchettin cede alla manipolazione in
parte, non torna ad una relazione col Turetta ma gli resta accanto come amica.
Giulia muore assassinata dal Turetta per aver temuto che la persona, per cui
provava ancora un affetto, dettato dal ricordo di una relazione, si suicidasse
e forse per aver temuto la reazione violenta nei suoi confronti che quindi
cercava di evitare con l’amicizia offerta a Filippo. Il Turetta reagisce non
solo alla propria debolezza emotiva ma pure alla tenerezza di Giulia che gli
restituisce allo specchio una verità di cui non vuole rendersi conto che è la
sua mancanza di autonomia e di visione del futuro. Filippo ancora una volta per
debolezza colpisce Giulia perché a suo avviso artefice della sua infelicità e della
sua fragile ossatura: si mostra debole per intenerirla ma non riuscendo a
commuoverla in toto e allo scopo di tornare insieme, non può che odiarla
maggiormente poiché rea di una commiserazione che non gli reca felicità ma solo
rabbia verso un sé che, non accettando, gestisce indecorosamente e che in extremis
cerca di superare con la forza bruta, differente da quella interiore.
Questa storia mi ha
turbata poiché costringe ad una presa di coscienza avvilente che si rassegna al
dato di fatto che è l’incremento della violenza e dei femminicidi per mano di
uomini deboli, che sono ingestibili, qualora incontrino ferma determinazione a
qualsiasi contatto e qualora incontrino ragazze dolci come Giulia Cecchettin.
Che cosa possiamo fare per il futuro, cara Giulia? Forse poco, ma se non altro invocare
la giusta pena per Filippo.
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